Da cosa viene prodotto il biodisel
Che cos’è il Biodisel
Estere Metilico Vegetale (EMV), o più comunemente conosciuto come biodiesel, è un carburante derivante da prodotti agricoli e vegetali. Le sue caratteristiche chimico fisiche sono regolamentate dalle norme UNI 10946 e UNI 10947 non essendo, come spesso si è portati a pensare, il semplice olio che si può vedere negli scaffali dei supermercati, ma di un ben preciso processo chimico.
Le fonti del biodiesel
Il biodiesel si ottiene principalmente dalla spremitura dei semi delle piante oleaginose quali colza, soia, senape, palma, ecc… Con qualche accortezza in più, può essere ricavato anche da grassi animali e dagli oli di scarto (olio di frittura della cucina).
Recentemente gli studi stanno concentrando la loro attenzione sulla produzione di biodiesel dalle alghe, in quanto hanno dato prova di una resa superiore anche di 100 volte rispetto alle piante oleaginose (tonnellate per ettaro).
Composizione del Biodiesel
Sostanzialmente il biodiesel è ottenuto facendo reagire tra loro attraverso un processo chimico chiamato transesterificazione, tre elementi: l’olio vegetale (colza, soia, girasole, palma, ecc…), alcol (metanolo o etanolo assoluto a 99,5°) e soda caustica (che funge da catalizzatore). Da tale processo si ottiene un 80% di biodiesel da poter usare nel serbatio dell’automobile, e un 20% composto da glicerina (utile nella cosmesi) e prodotti di scarto che possono essere utilizzati come fertilizzanti.
Il processo completo
La prima fase consiste nell’estrazione dell’olio dai semi vegetali. L’estrazione può avvenire in due modi:
- metodo chimico: viene usato un solvente (come l’esano) per separare i grassi dalle proteine. Si ottiene così olio grezzo e farine, che possono essere utilizzate come concime o per la produzione di pellets;
- metodo meccanico: l’estrazione dell’olio avviene tramite spremitura meccanica dei semi che produce uno scarto di lavorazione chiamato panello proteico.
La seconda fase è costituita dal processo di transesterificazione. Tale processo è necessario per ridurre la viscosità dell’olio vegetale grezzo, pari a 70-80 cSt (centi-stokes), e portarla così a 5-7 cSt (paragonabile al gasolio) in modo da poter essere utilizzata senza problemi nei motori.
La terza fase consiste nel “lavare” il biodiesel per eliminare le particelle rimaste in sospensione che potrebbero causare problemi al motore quali: residui di alcol, glicerina, impurezze dell’olio, ecc…
Nota: per quanto riguarda l’utilizzo di oli usati, il processo è analogo ma occorre fare un passaggio in più che consiste nel “purificare” per bene l’olio, sia dai residui dei cibi di cottura e sia dalla presenza di acqua in sospensione.
Confronto biodiesel – gasolio
<p”>Da un punto di vista ambientale il biodiesel offre enormi vantaggi rispetto al comune gasolio. Nello specifico:
- azzeramento delle emissioni dell’anidride carbonica responsabile dell’effetto serra. Infatti la CO2 emessa dal tubo di scappamento risulterebbe equivalente a quella assorbita dalla pianta durante la sua crescita.
- Assenza dei metalli pesanti e zolfo (SO2), responsabile delle piogge acide e di malattie riguardante reni, sistema nervoso, polmoni;
- Riduzione del 45-50% delle emissioni di monossido di carbonio (CO). Questo viene prodotto dai motori a gasolio in presenza di una combustione incompleta (carenza di ossigeno); nella molecola del biodiesel si ha una presenza di ossigeno maggiore del 10% rispetto al gasolio, che permette una migliore combustione nella camera di scopio;
- Riduzione media del 30-35% degli idrocarburi incombusti (HC) e aromatici (BTX);
- Riduzione del 50% delle polveri sottili (PM10)
- Aumento del 10-15% delle emissioni degli ossidi di azoto (NOx) allo scarico. Ma su questo dato a sfavore del biodiesel occorre fare due considerazione: a livello tecnico sarebbe possibile progettare motori e catalizzatori sullo scarico che abbaterebbe gran parte di questo gas serra inoltre, se si tiene conto tutto il ciclo di produzione, la filieradi biodiesel emetterebbe il 20% in meno rispetto alla filiera del petrolio.
- Un ultimo importantissimo aspetto da considerare è quello della biodegradabilità totale del biodiesel in 21 giorni…..non assisteremmo più a catastrofi ambientali dovute allo sversamento in mare di tonnellate di petrolio da parte delle petroliere.
Biodiesel nei motori
Utilizzato in miscele inferiori al 30% oppure per brevi periodi, il biodiesel non crea danni alle moderne automobili, mentre occorrono alcune precauzioni se si utilizza puro. Per le ottime capacità solventi, il biodiesel deteriora i raccordi di gomma del sistema di alimentazione e, un secondo problema, ripulisce il serbatoio e il sistema di alimentazione dalle morchie lasciate dal gasolio. Il primo problema si risolve con la sostituzione dei raccordi con materiali idonei (non gomme butiliche) oppure costatando sul libretto della nostra auto che è possibile utilizzare anche biodiesel; mentre per i residui gommosi del gasolio è sufficiente controllare frequentemente, ma solo per i primi tempi, il filtro del gasolio e sostituirlo qualora ce ne fosse bisogno.
Considerazioni generali
Il biodiesel può rappresentare un’indubbia risorsa la nostra società. Ma per far si che sia tale, bisogna analizzare attentamente i suoi limiti.
Il limite del biodiesel è rappresentato dal fatto della sua esigua possibilità di produzione. Si stima infatti che il settore dei trasporti, nel 2006, abbia richiesto un consumo di circa 3 miliardi di TEP (tonnellate equivalenti di petrolio). Per soddisfare questo fabbisogno energetico con il biodiesel (e in generale con biocombustibili vegetali), bisognerebbe impegnare l’80% dei terreni attualmente dedicati al pascolo e alle coltivazioni alimentari. La consapevolezza di questo limite deve portare a:
- definire precise aree per la produzione di biodiesel con l’obbligo di limitarsi solo a quelle;
- impedire trasporti di carburanti internazionali: il trasporto di carburante incide per il 20% sul costo finale del prodotto e poi, dal momento che lo spirito è quello di inquinare il meno possibile, si andrebbe incontro ad una contraddizione logica e morale. Il biodiesel deve essere una risorsa locale.
Il rispetto di queste due considerazioni è fondamentale se si vuole evitare di ricadere in speculazioni che porterebbero di nuovo a privilegiare il mercato economico a scapito dell’ambiente e della salute umana.
Normativa
La norma italiana che regola l’utilizzo di biocarburanti è rappresentata dal Decreto Legge 504/95 che, in sostanza, equipara fiscalmente i biocarburanti alle fonti fossili. Infatti qualsiasi miscela utilizzata come combustibile deve essere sottoposta alla stessa tassazione dei prodotti petroliferi. Chi utilizza biocombustibili fatti in casa o aggiunge olio vegetale al serbatoio della propria auto, di fatto è un evasore fiscale.
È comunque da segnalare che la situazione italiana risulta essere nettamente in controtendenza con la situazione di altri Stati Europei (Germania, Svezia, Francia, Gran Bretagna, ecc…) dove i biocarburanti godono di un regime fiscale agevolato, al fine di stimolarne la produzione e la ricerca. Così non è raro vedere in Germania distributori con colonnine di biodiesel e olio vegetale, oppure di bioetanolo in Spagna e Svezia, e constatare la nascita di molti progetti di ricerca che puntano allo sviluppo di nuove tecniche e tecnologie per la produzione e l’utilizzo di biocombustibili come soluzione ai combustibili fossili.